#onnipresente
Quando la sperimentazione è la tua ragione di vita e arrivi a Bangkok, capisci bene che questa tua passione può diventare quasi pericolosa.
In viaggio di nozze in Thailandia non vedevo l’ora di addentrarmi nella loro cucina strepitosa, prima di partire mi ero detto che avrei mangiato cose strane, ma deliziose. Mi aspettavo di sperimentare il piccante fino alle lacrime, il curry più autentico ed intenso della mia vita, volevo immergermi nello street food e risalirne con le mani sempre occupate, sempre sporche di qualcosa che stavo per assaggiare.
E fu così che una volta iniziata questa spedizione, per me tutto sapeva inevitabilmente di stagno putrido. Tutto, perfino i dolci. Qualcosa, un ingrediente specifico che chissà perché mi faceva tornare in mente le zucchine scondite che mi preparava mia madre, mi perseguitava rovinando tutto ciò che toccavo.
Il sogno dell’incontro col cibo thai si trasformò in un incubo che odorava di umido e sapeva di marcio.
Alla ricerca dell’ingrediente maledetto: un’alga
Con tutto il rispetto per un popolo meraviglioso che ci aveva accolti in tutta la sua umiltà e gentilezza, tra un banchetto e una barchetta dei mercati galleggianti, mi azzardai a chiedere: “cos’è la spezia o l’erba che da al cibo un sapore così…particolare?”.
“Oh ma certo, è un’alga! La raccogliamo ai lati dei corsi d’acqua, l’avrete sicuramente notata anche voi, ci condiamo praticamente tutto, dà sapore e fa un gran bene!” mi risposero.
“Dillo a me”, stavo per dirgli mentre tentavo di affogare in più curry e più riso per cercare di finire il piatto che avevo ordinato e per dimenticare.
Tuttora, però, non dimentico! Credo che quella puzza mi sia entrata nel cervello, lì la sentivo in ogni dove, mi chiedevo come facessero gli altri a mangiare con tanto gusto mentre io sembravo un bambino che fa i capricci o un allergico cronico.
I benefici dell’alga kombu
Tornato a casa, disgustato, ma contemporaneamente affascinato da questa unica cosa che proprio non mi piaceva in tutto il pianeta Terra, ho scoperto che molto probabilmente si tratta dell’alga kombu (o di qualcosa di molto simile).
Di origine giapponese, ma diffusa in tutta l’Asia, l’alga kombu viene effettivamente usata proprio come una spezia e ha delle proprietà miracolose. Pare che stimoli il metabolismo, che sia ricca di iodio, che sia antiossidante, drenante, disintossicante.
Insomma, che fanno bene, benissimo i thailandesi a mangiarne in gran quantità, forse è la causa dei loro sorrisi travolgenti e della loro commovente accoglienza, ma io mi arrendo a tristezza e misantropia pur di non riassaggiarla mai più!
E io che sognavo la Thailandia proprio per il cibo! Penso che mi cinerei solamente di pad thai, sperando che non la buttino anche lì tramite sotterfugi che non posso stanare!
Siamo sicuri che la sensibilità all’odore e al sapore dell’alga kombu sia una cosa assolutamente soggettiva! Del resto, come dimostra il resto dell’articolo, l’accoglienza e l’atmosfera hanno ovviato anche a questo piccolo disagio!