#proibita
La prima volta che vidi questa bellissima mora con i lineamenti sudamericani, occhi penetranti, sorriso smagliante che spiccava da due labbra rosso fuoco, una rosa dietro l’orecchio, un sombrero in testa, completamente vestita di giallo…non me la ricordo esattamente.
Ero talmente piccolo da non essere neppure consapevole di questa visione legata ad un’etichetta, quella della Brasilena.
Mi ricordo perfettamente della prima volta che la assaggiai.
Mia nonna ne aveva sempre almeno sei bottiglie in frigo, pronte per gli eventuali ospiti a cui offrirla.
Non sapete cos’è la Brasilena?
È una bevanda al caffè reperibile solo ed esclusivamente in Calabria o nei bar gestiti da calabresi nel resto del mondo, ed è per questo che è abbastanza sconosciuta a chi non è calabrese o non abbia avuto contatti ravvicinati con parenti e/o amici calabresi.
La Brasilena si presenta in un soldatino (una bottiglia di vetro scuro, come quella delle birre), la bandiera italiana sul tappo dal bordo rosso e un’etichetta gialla, col volto della famosa donna sudamericana che descrivevo come un sogno qualche riga fa.
Come tutte le bevande gasate, appena la si apre fa un leggero sfiato. La tipica bevanda al caffé calabrese si beve rigorosamente dalla bottiglia, anche se in un bicchiere ha il suo perché: spicca il suo colore caramello, si intravede una leggera spuma, e si sente meglio l’odore da fondo del caffè, un po’ tostato, un po’ cioccolatoso.
In bocca è dolce da svenire, specie se si è abituati a prendere un espresso amaro, la bollicina non è travolgente come quella di una soda e la sua impronta, in realtà, è più zuccherina che altro. Sa più di caffè all’olfatto che al gusto, ecco. Una caramella liquida, perfetta per l’estate.
I bimbi calabresi sono quindi più fortunati degli altri perché arrivano ad assaggiare la Brasilena prima del caffè, proprio per la sua minore intensità. È così che non mi ricordo né quando ho bevuto la prima Brasilena né quando, completamente sdoganato, ho avuto accesso al caffè, perché il suo sapore non mi era del tutto nuovo.
Ad oggi però, seguendo la tradizione che passa di generazione in generazione, sebbene non impazzisca per la Brasilena, ho sei bottiglie nel frigo, sempre in fresco, anche d’inverno. Ogni tanto la bevo solo per ricordarmi di quando di soppiatto tentavo di prenderne una dal tetris che era il frigo di nonna Lina e lei mi sgamava fisso perché era impossibile sottrarre una bottiglia senza che se ne accorgesse.
E di recente, a Bologna, mi è capitato di offrirne una perché la silohuette della sudamericana è stata subito intercettata da chi l’aveva già incrociata. “La Brasilena! Avevo una coinquilina calabrese, ecco perché la conosco, ne voglio subito una, grazie!”. Una volta versata abbiamo convenuto che fosse più buona nei nostri ricordi, sebbene la ricetta non sia mai cambiata.
In linea con la vision di AfterTaste noi ci siamo soffermati su gusto e ricordo, ma se volete saperne di più sulla storia di questa bevanda, il Gambero rosso ha di recente pubblicato un ricchissimo articolo di Lucia Facchini. Potete leggerlo qui.
Posso solo dire che mi è venuta una voglia pazzesca di Brasilena e poi… sei riuscito a srotolare il film dei ricordi, innumerevoli, legati a questa semplice, unica, speciale e INIMITABILE “gazzosa a cafè” Brasilena ⭐️😍
Il ricordo, le immagini, i profumi ed il sapore morbido… tutta una sensazione esclusiva purtroppo riservate a pochi…non puoi non suscitare il desiderio di questa bevanda, povera tutto sommato, ma introvabile. Se non viaggi in auto come me è intrasportabile … quindi la associo ai viaggi in Calabria… perciò merce rara… parliamo di una bibita … ma una bibita speciale con i colori da Te sapientemente descritti. Complimenti… anche oggi hai saputo farci sognare.