#incosciente
Io e Maria Grazia ci eravamo appena conosciuti quando mi disse: «mah, a me non piace il vino rosso».
Fu un affronto. Non poteva essere vero.
Alzai l’asticella, insistetti, le chiesi: «sei sicura?».
E lei rispose ancora una volta, convinta: «Sì!»
Non c’era verso.
Avrei potuto arrendermi, lasciar perdere.
Invece me la sono sposata.
Tutto merito del “Fontanelle” di Curto
Mi preparai a tirare fuori l’artiglieria pesante, decisi che sarei stato in grado di convincerla del contrario.
Tuttavia non potevo sottoporle un Barolo, o un Amarone, un Bordeaux, o un Supertuscan… prima di tutto perché sarei andato in bancarotta, ma soprattutto perché equivaleva a bruciare le tappe. E in amore, si sa, è una mossa sconsigliata. Per le cose belle ci vuole pazienza, ma non bisogna esimersi: un equilibrio instabile che mi giocai con un Nero d’Avola da 20€, un prezzo accettabile per il frutto di un vitigno spesso sottovalutato e maltrattato.
Sapevo di fare all in con il “Fontanelle” di Curto.
Le piantagioni si trovano nella zona di Pachino, la stessa dei suoi pomodori strepitosi perché ha un terroir fantastico per l’agricoltura ed è la casa perfetta del Nero d’Avola e del Syrah.
La Sicilia in un bicchiere, quella che poi, ad oggi, è diventata anche casa nostra.
Il momento della verità
Quando ci incontrammo di nuovo, stappai la bottiglia di Fontanelle che avevo scelto per rivoluzionare la sua vita da bevitrice – e forse non solo. Lasciai riflettere un vino che ha bisogno di risvegliarsi con calma, come una persona che odia alzarsi presto al mattino.
Non avevamo fretta, anzi, avevamo tutto il tempo del mondo.
Dopo una mezz’oretta abbondante e il primo sorso col fiato sospeso…l’espressione di Maria Grazia confermò i miei sospetti.
Non era vero che non le piaceva il vino rosso, è che non sapeva neppure cosa fosse prima di incontrare lui, il cavaliere dei Nero d’Avola.
Quando finalmente lo assaggiò, mi guardò attonita ed esclamò: «Buonissimo».
Non lo dimenticherò mai.
Vincere, insieme
Un po’ egoisticamente pensai che avevo vinto. In realtà mi accorsi che aveva vinto lei, perché aveva provato una nuova sensazione.
Da allora in poi avrebbe riconosciuto un nuovo sentore e avrebbe potuto dire che quello di un vino rosso come si deve ti riempie la bocca e dà armonia.
Non è questo l’amore vero? Quello che ti stupisce, ti fa dimenticare le precedenti batoste, ti fa ricredere, ti mette in discussione?
Quell’assaggio fu pieno di nuovi sapori e nuove emozioni, nuovi retrogusti in nuova compagnia.
La galoppata di questo cavaliere rosso non ha finale, perché il suo retrogusto non va via facilmente e ti resta accanto fino al prossimo bicchiere.