#essenziale
Avete mai ordinato una cena di soli primi piatti?
E avete mai fatto la scarpetta in un piatto di carbonara?
Per noi sono state esperienze inedite e le abbiamo vissute leccandoci i baffi lo scorso weekend da Luciano Cucina Italiana, il ristorante dello chef Luciano Monosilio a Roma, nel cuore del quartiere Campo de’ fiori.
La migliore carbonara non si dice: si fa
Strano, ma vero, non tutti conoscono Luciano Monosilio dentro i confini nazionali, a meno che non si tratti di addetti ai lavori. I nostri amici – che a Roma ci vivono – ne ignoravano l’esistenza e con scetticismo hanno affrontato la nostra agognata prenotazione dichiarando che “tutti a Roma dicono di preparare la migliore carbonara della capitale”.
Il punto è che Luciano Monosilio non lo dice: lo fa e basta, e soprattutto, ci riesce.
Noi l’abbiamo conosciuto guardando i video di Italia Squisita, e abbiamo incluso definitivamente il suo ristorante nella lista dei nostri desideri gastronomici seguendo lo Youtuber francese Alex French Guy Cooking nella sua “pasta series” partendo proprio da Monosilio per comprendere le potenzialità e la peculiarità della pasta di semola di grano duro.
Infatti, Luciano Cucina Italiana non è soltanto un ristorante, ma un pastificio. Un laboratorio che non produce pasta fresca, ma pasta secca. Provare per credere: basta andare alla toilette al piano di sotto per scrutare una piccola parte dei macchinari e dei contenitori ermetici in cui la pasta appena essiccata viene conservata. Ed eccola un’altra prima volta: non eravamo mai stati in un posto in cui assaggiare una pasta secca prodotta in loco, e secondo noi neppure voi.
Una bontà senza ostentazione
A questo punto vi aspettereste un posto estremamente chic, con file di attesa chilometriche e giorni e giorni per una prenotazione. Niente di tutto questo: Luciano Cucina Italiana resta molto gettonato, ma è bastata una settimana per riservare il nostro tavolo comodamente online e senza pagare in anticipo, ma solo assicurando la nostra presenza coi dati di una carta di credito.
L’arredamento all’interno non ha nulla di sfarzoso o di arzigogolato: una grossa insegna luminosa lascia poi spazio a foto di mani infarinate sulle pareti. La cassa ha un vecchio mobile da panetteria accanto e sul banco della cucina a vista regna la scritta: “ON AIR”, in onda. Perché questo, sì, è uno spettacolo. Non ci sono tovaglie e la mise en place è altrettanto semplice: solo la “signature carbonara” viene servita con una forchetta dorata. L’attenzione deve stare tutta lì, sulla protagonista.
Signature è anche il silenzio: non c’è musica, non c’è trambusto di piatti, non c’è campanello per le comande: lo staff comunica attraverso un’auricolare. Si tratta di una scelta ben precisa, che porta a focalizzarsi solo sui piatti e qualche chiacchiera in tranquillità, mantenendo un tono di voce naturale. Una scelta è anche quella della lunga carta dei vini, suddivisa per regioni, con un focus alle vignaiole della zona. Scegliamo un Cesanese superiore di Olevano romano, ma siamo venuti per la pasta, e pasta sia!
La ‘signature carbonara’
Le nostre “signature carbonara” cuociono in 16 minuti, come ci viene specificato dal personale di sala, spesso alle prese con clienti impazienti. Noi abbiamo atteso finora, figurarsi altri 16 minuti! E quando arrivano, in un grosso cappello del prete dai contorni rustici, lo spaghetto di Pastificio Agricolo Mancini* è comodamente adagiato su un letto di crema all’uovo di una spumosità estrema già alla vista.
(*sì, lo spaghetto è l’unico formato che Luciano non produce nel suo pastificio data la complessità della lavorazione, ma i marchi che sceglie di utilizzare sono comunque il top di gamma. Se siete curiosi di provarla, potete acquistarla qui)
Il guanciale è tagliato in grossi cubotti dal colore scuro: solo a fine cena conosceremo il segreto della sua bontà, del perché sia così croccante all’esterno e morbido all’interno, di quanto sia saporito come una sberla in faccia rispetto alla delicatezza della pasta, dell’uovo, e perfino del pepe nero perfettamente bilanciato. Spoiler: Luciano Monosilio sceglie personalmente il guanciale migliore e lo fa stagionare in un mix di spezie specifico. Al momento del taglio, per la sua carbonara seleziona solo i cubotti che hanno una parte di magro e due parti di grasso!
Tra la qualità della tecnica e delle materie prime, ma soprattutto per la festa delle vostre papille, capite che 18 euro per una carbonara così possono apparire esagerati, ma sono il minimo. E se ritenete che sia troppo, beh, è come dare addosso a Massimo Bottura per il suo piatto di tortellini. Deve cambiare il punto di vista.
Per giunta qui non parliamo di scarse quantità: è un piatto più che giusto, che a dispetto di molte delle pietanze della tradizione romana non appesantisce perché preparato in una certa maniera, lasciando spazio, nel nostro caso, a un altro primo e a un dolce in due.
Bis di primi e tiramisù
Per quanto antipasti e secondi fossero più che invitanti, eravamo troppo curiosi di assaggiare la pasta creata nel pastificio di Luciano Cucina Italiana e intendere il concetto più calzante di “al dente”. Buone le pappardelle con ragù di coda alla vaccinara, buonissime le mezze maniche all’amatriciana.
Tra i dolci della tradizione in cui fa capolino perfino un Montblanc, sapevamo di non poter evitare l’assaggio di un altrettanto iconico tiramisù.
Il tiramisù di Luciano Monosilio è al bicchiere, un bicchiere dalla forma molto particolare: il fondo si allarga leggermente in un disco, per ospitare una sorta di sanpietrino di cioccolato fondente ripieno di caffè espresso. Sopra: la sofficissima crema al mascarpone e una spolverata di cacao. Sotto: i savoiardi ancora asciutti. Così, il segreto è conficcare il cucchiaino nella crema fino a spezzare il disco di cioccolato e far uscire il caffè come fosse un fiume in piena.
Fa venire l’acquolina in bocca solo a leggerlo, pensate a mangiarlo!
I vostri viaggi mangerecci sono sempre più interessanti e gustosi, e soprattutto diventato una guida preziosa per le prossime vacanze ❤️🤩❤️🤩 Siete veramente il Top dei food blogger 🤩🔝❤️