slow and low Barcelona

A cena da un futuro stellato: Slow and low a Barcellona

#visionario

Dopo due anni e mezzo di pandemia, innumerevoli viaggi saltati e settimane di ferie rimandate, ha inizio il nostro viaggio enogastronomico alla volta di Barcellona! La città dove si potrebbe tracciare una mappa dei ristoranti per metro quadrato – tanto che esiste un’ordinanza per non aprirne di nuovi, almeno in centro! Il tempio che fu dello chef Ferran Adrià e dei suoi adepti, ma anche dei fratelli Roca nella non lontana Girona, nonché dei fratelli Javier e Sergio Torres.

Complici le nostre tasche e le chiusure della settimana santa, non ci siamo addentrati in un’esperienza stellata certificata, ma, seguendo il consiglio di un’amica che di cibo se ne intende, abbiamo prenotato la nostra ultima cena a Barcellona da Slow and low. “Andate lì, tanto prima o poi gli daranno una stella, e a quel punto voi ci sarete già stati“, ci ha detto.

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La nostra postazione vista cucina da Slow and Low, a Barcellona

Creatività, intensità, sapore

“Creatività, intensità e sapore” queste le prime tre parole che il loro sito fornisce alla pagina “chi siamo“. Le foto dello staff in bianco e nero sul profilo Instagram e, soprattutto, il fatto che il menù degustazione comprendesse 14 portate non meglio precisate, ci hanno convinti a fermare i nostri due posti prima ancora di metterci in volo. Non avevamo capito, però, che ci fosse la possibilità di sedersi alla “barra, al bancone.

Anche voi avete passato lunghi pomeriggi in cucina con le vostre nonne, aiutando o facendo i compiti mentre lei era alle prese con la cena? Da Slow and low questo ricordo nostalgico si è unito al privilegio di una prima fila durante uno spettacolo, quasi sul palcoscenico, per assistere alla preparazione dei loro piatti dall’inizio alla fine, in quello che abbiamo considerato un estremo atto di fiducia.

Fiducia in sé stessi, prima di tutto, perché un cuoco che ti invita in cucina non ha nulla da nascondere, neppure eventuali tensioni col suo staff. Una squadra giovanissima, precisa ed entusiasta, ognuno col proprio compito preciso per la riuscita della serata, le maniche arrotolate che lasciano intravedere grandi tatuaggi che raccontano chissà quali avventure.

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Un delizioso curry verde di cui vi parleremo più avanti, continuate a leggere!

Un incontro tra Europa, Asia e America Latina

Gli chef di Slow and low a Barcellona si conoscono da 15 anni: Nicolàs de la Vega aka Nico, che abbiamo avuto modo di incontrare quella sera, è messicano, ma vive a Barcellona. Frank Beltri è di Barcellona, ma ha vissuto sia a Londra che in Indonesia. Infatti, c’è tanta Asia, soprattutto tanto Giappone (dove ci raccontano di essere stati di recente per studiare nuovi piatti), ma c’è anche tanto Messico, su una solida base di cucina catalana tradizionale.

In questo viaggio nel viaggio, abbiamo mangiato cose che non avremmo mai assaggiato altrove, soprattutto se fossero state le opzioni di un menù alla carta. Gli chef di Slow and low sono riusciti a farci mangiare le interiora – e, nel caso di Eleonora, perfino il piccante. È successo con una delle portate principali: la testa di manzo alla catalana (seppur scomposta, separando la parte gelatinosa dalla carne) con kimchi coreano e fiocchi di interiora di merluzzo bolliti.

Stentiamo a ricordare nel dettaglio gli ingredienti delle altre 13 portate, non perché fossero troppi (anche se a volte difficilmente decifrabili tra il frastuono nelle stoviglie, le mascherine e la traduzione dallo spagnolo), ma perché è stato bello (af)fidarsi ciecamente alla cucina.

Eppure, passa alla storia quello che abbiamo ribattezzato come il “finto sushi”, il primissimo boccone della serata: un taco di vongole crude con gelatina di lime e alga nori che ci terrà lontani dai maki dei comuni mortali per un bel po’. No, non c’era riso, e, in generale, tutta la cena ha avuto una bassissima componente di carboidrati cosa che, però, non ha inficiato la nostra sazietà.

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Ecco il piatto che non avremmo mai mangiato altrove, servito in quello che sembra un cratere o un mezzo guscio d’uovo di dinosauro!

Le più memorabili tra le 14 portate

Altri piatti degni di nota hanno esaltato i sapori dei prodotti di stagione, una scelta che abbiamo molto apprezzato. Uno: i carciofi confit su base di formaggio Payoyo, un caprino di cui ci siamo talmente innamorati da comprarlo al mercato il giorno dopo per portarlo in Italia e tentare di riprodurre il piatto a casa! Due: il curry verde con latte di cocco, piselli freschi, basilico thailandese, interiora di merluzzo (ancora, sì) e un tipo di fungo che no, non era un semplice champignon e neppure uno shitake.

La caratteristica dei due dessert, invece, è che entrambi avessero come fulcro un solo ingrediente declinato in più forme. Nel primo, l’ananas: disidratato, caramellato gelato, in crema, come sorbetto, come succo. Nel secondo, il cacao: un gelato al biscotto su sfoglie di cacao, caviale di caffè e fave di cacao fritte e salate.

Adesso, chi siamo noi per dare delle stelle? Però confermiamo e soprattutto consigliamo una deviazione qui nel caso in cui vi capitasse di essere in città. Non vi servirà mettervi in ghingheri o preoccuparvi di non essere all’altezza: da Slow and low l’atmosfera è dinamica e casual nonostante l’alta cucina proposta. Non c’è lusso e sfarzo, ma un’eleganza e una precisione che passa dalle sottili pinze per l’impiattamento agganciate ai grembiuli fino alle vostre papille.

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I carciofi confit su base di queso Payoyo che tenteremo di ricreare a casa! Il migliore dei souvenir!

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Un commento

  1. Spettacolare esperienza!!! Siete diventati fantastici messaggeri di gusti, odori, sapori e soprattutto experience 🤩⭐️🔝❤️
    Grandi Simone ed Eleonora ❤️

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