manyi ristorante bologna

Manyi Sagami Bologna è il mio ristorante di fiducia

#speciale

Avete mai assaggiato la cucina tradizionale cinese andando oltre il più noto riso alla cantonese? E siete mai andati oltre il sushi scoprendo quanto variegata sia la cucina tradizionale giapponese? Qui a Bologna ho la fortuna di avere il primo ristorante di fiducia della mia vita, Manyi Sagami, che non è un Asian fusion in cui tutto si mescola con poco criterio o molta fantasia, ma un ristorante che ha due menù paralleli da cui poter scegliere.

Manyi Sagami è di fiducia perché…

Per ristorante di fiducia intendo un posto dove conosci chi ci lavora che a sua volta ti conosce e ti tratta come fossi di casa, e dove mangi con cadenza regolare e frequente.

Certo, lo ammetto, da Manyi Sagami a Bologna sono di famiglia perché Simone ne è lo store manager, quindi è anche il posto dove trascorre la maggior parte del suo tempo, inclusi i weekend. Sia io che i suoi parenti sappiamo che lì possiamo godere della sua compagnia senza aspettare il suo meritato giorno di riposo, anche se non si siede a tavola con noi. Perciò, ho provato quasi tutti i piatti – tranne quelli piccanti della regione del Sichuan, perché non mangio piccante! – e non ho mai più mangiato con gusto e soddisfazione in un altro ristorante cinese o giapponese dopo Manyi Sagami. E giuro su quanto desidero fare un viaggio in Estremo Oriente che lo direi anche se Simone non ci lavorasse!

Infatti, ammetto anche di non essere mai stata in Cina o in Giappone, sebbene sia uno dei miei più grandi sogni di sempre insieme all’Argentina (dove sono tornata anche una seconda volta e prenoterei già la terza).

Ci tengo a specificare che questo format non è qui per fornirvi una recensione alla Gambero Rosso, ma per raccontarvi un’esperienza da mera amante del cibo e dei sapori del mondo. Sapori diversi dai nostri nell’accezione più positiva del termine, perché come dice il prof. Massimo Montanari nel suo Il mito delle origini, “queste possono assumere declinazioni inquietanti sposandosi ad atteggiamenti mentali che a volte profumano di intolleranza e fanatismo”. Non qui.

A testimonianza del fatto che passiamo davvero tanto tempo da Manyi Sagami: è qui che Simone festeggia anche i suoi compleanni!

Come e cosa si mangia da Manyi

Prima di spulciare i menù e raccontarvi cosa si mangia da Manyi Sagami a Bologna, è importante dirvi il come, non nel senso di un giudizio di valore, ma nella modalità vera e propria! No, non c’è l’obbligo delle bacchette, ma quello della condivisione sì.

Come Simone vi spiegherà semmai vi trovaste qui, i piatti arrivano secondo i tempi di cottura, quindi lasciate a casa la suddivisione esclusivamente italiana di primo-secondo-contorno. In particolare i piatti del menù tradizionale cinese di Manyi sono fatti per essere messi al centro del tavolo, quindi si mangia non solo tutto insieme, ma tutti insieme.

Ma cosa si mangia?

Partiamo dal menù cinese, ideato dal mitologico chef Lin che è nella ristorazione dal oltre 20 anni. E partiamo dalle cose semplici, eppure uniche: non ho mai mangiato involtini primavera più buoni di questi. Pare che il segreto sia l’aggiunta di una piccola quantità di carne di maiale macinata ad arricchire il ripieno di verdure e la qualità della salsa in agrodolce che li accompagna li rende irrinunciabili per spalancare fauci e stomaco.

La vera peculiarità del menù di Manyi, però, sono i ravioli, pilastro della tradizione del dim-sum, tipica della Cina meridionale. Vengono realizzati a mano da una “sfoglina” cinese nel laboratorio centrale della vicina Reggio Emilia e ce ne sono ben 17 tipi (dai gamberi all’astice, dal manzo al nero di seppia) tutti cotti al vapore, tranne i guo tie, i classici di carne alla piastra.

Un altro piatto che non riesco a non ordinare è l’he-ye: il riso al vapore nella foglia di loto, a base di verdure, uovo e gamberi. Adoro aprire la vaporiera e farmi travolgere da una nuvola al vago sentore di tè verde e mi piace che anche il riso assuma un leggero sapore erbaceo.

Tra i numerosi piatti saltati al wok, amo follemente il pak-choi (cavolo cinese) con i funghi shitake e, quasi a parimerito, i gamberetti sale pepe e zenzero fresco. Per i piatti di carne, invece, 100 punti al pollo alle mandorle che non viene pre-fritto e le cui mandorle, leggermente caramellate, sono servite a lato del piatto. Eppure vince lo stufato di pancetta al meicai, che in cinese sembra significare “verdura splendida”, ma è più un’erba usata come spezia.

Una tipica tavola in condivisione imbandita dal menù tradizionale cinese di Manyi

Il menù tradizionale giapponese di Sagami

Non ho menzionato i dolci di Manyi perché credo che quelli di Sagami, specie i dessert in collaborazione con la pasticceria Hiromi Cake, siano di gran lunga superiori.

Visto che sono oggettiva?

Sagami è una catena presente soprattutto in Giappone e che negli ultimi anni ha aperto ben 7 filiali italiane. Il suo menù non prevede sushi: ci sono alcuni piatti a base di pesce crudo, ma il mio consiglio è quello di non perdervi le takoyaki, polpette di polpo fritte tipiche della cucina di Osaka. Vengono servite con una spolverata di katsuobushi, scaglie di tonno essiccato che si muovono di vita propria grazie al calore sprigionato! In alternativa, ordinate gli yakitori (spiedini di pollo in salsa yakitori, appunto) e se siete grandi fan di Friends come la sottoscritta, non potete non mangiare l’unagi kabayaki meta, (anguilla grigliata in salsa) mimando la storica mossa di Ross Geller.

Il pezzo davvero forte sta nei soba e negli udon, principalmente preparati in brodo. (Attenzione a non confonderli col ramen che è un altro tipo di spaghetto!) Tra queste, la mia preferita è la tempura udon, zuppa calda di udon a base di salsa di soia accompagnata da tempura mista – che preferisco gustarmi a parte per evitare che si ammorbidisca nel brodo quando servita nella stessa ciotola!

Quanto ai piatti di carne e riso, a volte sento che ucciderei per un miso tonkatsu don: la cotoletta di maiale alla giapponese con salsa di miso su una base di riso bianco che mi riporta sempre tra le pagine di “Kitchen” di Banana Yoshimoto.

Ecco un super zoom dritto negli Ebi Oroshi soba, disponibile sia calda che fredda (ma io preferisco gli spaghettoni grandi, anche detti udon, e la tempura a parte!)

Dulcis in fundo

E i dolci tanto promessi? Tenetevi forte!

Non possono mancare i più iconici mochi (per me vincono quelli ricoperti di sesamo nero) e i dorayaki, entrambi ripieni di marmellata di fagioli rossi dolci. Quelli che mi fanno raggiungere il Nirvana, però, sono il gelato al sesamo nero e la Jewelry box: un gioiello di nome e di fatto questo tiramisù al tè verde con marmellata di fagioli rossi dolci servito in un cofanetto.

Tra i dolci di Hiromi cake è impossibile fare una classifica: sono tutti ugualmente da provare il daiski – che in giapponese vuol dire “ti amo” – un dolce al matcha con crema di frutti rossi, mousse allo yuzu e glassa al lampone; la yuzu tarte (una lemon tarte che sostituisce il limone all’agrume giapponese yuzu, forse più simile al nostro cedro) e lo shizuku, una mousse al cioccolato con all’interno un cremoso alla nocciola che nasconde a sua volta dello zenzero candito.

Lo shizuku in tutto il suo cioccolatoso splendore!

State già prenotando un treno o un aereo per venire da Manyi Sagami a Bologna, con tutto il rispetto per tortellini e tagliatelle al ragù? Noi vi aspettiamo! Manyi Sagami può diventare speciale anche per voi, soprattutto se avete già visitato Cina e Giappone e ne sentite la mancanza!

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Eleonora Masi
Eleonora Masi

Social Media Manager, #poliedrica

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2 commenti

  1. Posto Straordinario, cibo unico e sano, profumi e sapori indimenticabili… mai provate. Complimenti siete unici

  2. Posto Straordinario, cibo unico e sano, profumi e sapori indimenticabili… mai provate. Complimenti siete unici

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